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Equalizzare meglio | Come usare l’Equalizzatore, 10 consigli utili

Equalizzare

Equalizzare: 10 consigli utili

“Equalizzare” è uno dei termini più frequentemente utilizzati da tecnici del suono, e l’equalizzazione è il processo in assoluto più utilizzato in fase di Mixaggio o Mastering dei brani.

Percepiamo subito quando uno strumento od un gruppo di strumenti risultano “troppo cupi” o “troppo chiari”, “troppo frizzanti”, e via dicendo. Vediamo alcuni concetti da ricordare se si parla di equalizzare.


1) Conoscere i Filtri dell’EQ ed il loro “tono” per equalizzare

Un Equalizzatore, in sostanza, è un circuito che influisce sul tono di una o più frequenze. Questo modifica il bilanciamento delle armoniche su cui stiamo lavorando.

Con un “Filtro” tagliamo del tutto (o attenuiamo, a seconda del suo utilizzo e della campanatura!) alcune frequenze, alte o basse. Poniamo l’esempio di un filtro low-pass, ovvero passa-basso, settato a 1khz.

Tutte le frequenze superiori ad 1khz verranno “filtrate” dall’Equalizzatore, rendendo lo strumento decisamente più cupo (passano le basse frequenze e vengono tagliate le alte, il risultato è ovvio!).

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Equalizzare: Filtro Passa Alto
Equalizzare: filtro Passa alto nativo di Steinberg Cubase.

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Un filtro passa alto (High Pass Filter) invece, compie esattamente l’opposto: lascia passare le frequenze alte a discapito delle basse, a seconda della frequenza e della campanatura a cui abbiamo settato il nostro EQ.

Poniamo un esempio pratico: registriamo la nostra voce rap con un microfono a condensatore low budget, che non ci regala risultati sorprendenti.

Quando cominciamo a mixare le voci rap, le basse frequenze risultano sporche e piene di clicks. Un EQ con filtro passa alto settato attorno ai 85 – 110 Hz con rigida campanatura risolverà il nostro problema.

Ogni equalizzatore agisce però in maniera diversa: non commettiamo l’errore di pensare che ogni filtro passa alto o basso sia uguale tra Equalizzatori plugins o hardware diversi!

Per questo risulta fondamentale conoscere bene gli EQ che abbiamo a disposizione.

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2) Conoscere il range di frequenza degli strumenti prima di equalizzare

Un bravo tecnico del suono è spesse volte in grado di Equalizzare “on the fly”, al volo, ovvero mentre ascolta il mix. E’ infatti capace di intervenire su, ad esempio, una chitarra acustica magari anche senza metterla in “solo”, boostando o filtrando determinate frequenze.

Il perchè è semplice: conosce a priori il “range di frequenza” di tale strumento o canale, ovvero su quali frequenze “si appoggia”, in questo caso, la chitarra.

E’ consapevole del fatto che il rumore delle corde non può essere sui 100 hz, ad esempio, e quindi andrà intuitivamente a manipolare le frequenze giuste.

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Equalizzare - Range di frequenza strumenti
Il range di frequenza occupato da vari strumenti.

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Arrivare a mixare “on the fly” richiede anni ed anni di esperienza, ma è un qualcosa di estremamente utile e soddisfacente.

In questo modo mantenete le sessioni di Mix aperte per meno tempo, affaticate meno le orecchie e, presumibilmente, effettuate decisioni migliori di Mix ottenendo un risultato globale incredibilmente migliore rispetto a sessioni lunghe e faticose, trascinate per ore e giorni.

Questo funziona specialmente se – come consiglio per chi non ha un Home Studio con un ottimo trattamento acustico – è solito mixare in cuffia.

*BONUS Volete velocizzare il processo di apprendimento dell’equalizzazione? Scegliete vari strumenti e boostate e tagliate determinate frequenze cercando di memorizzarle il più possibile: impararete in men che non si dica almeno gli strumenti più utilizzati ed importanti!

Non è anormale arrivare a livelli avanzati nei quali il fonico s’accorge subito se uno Snare ha troppo 140-140 hz, o troppa poca frizzantezza sugli 8khz. E’ solo questione di tempo e pratica!

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3) Equalizzare in Solo e nel contesto del Mix

Conoscere al meglio i nostri EQ a disposizione ed il range di frequenza dei vari strumenti sono due passaggi fondamentali per la buona riuscita di un mixaggio.

Intervenire singolarmente su uno strumento e fare l’equalizzazione in Solo, ovvero sentendo unicamente quello, può a volte trarre in inganno. Risulta fondamentale, a volte, mettere in Solo uno strumento per poter sentire meglio le sue frequenze, i suoi pregi ed i suoi difetti, ed intervenire quindi al meglio sullo stesso.

Ma non dimentichiamoci: lo strumento non deve suonare bene, deve suonare bene NEL MIX. La differenza è ENORME.

A volte capiterà di dover “sacrificare” alcune frequenze di determinati strumenti per far “meglio uscire nel mix” altri strumenti, più “carichi” ed importanti proprio su quelle medesime frequenze. Anche per questo è fondamentale conoscere gli strumenti che mixiamo e riconoscere le frequenze.

Il consiglio è questo: ogni singola volta che effettuiamo una modifica su un canale o strumento e questo è in Solo, ascoltiamo poi la modifica stessa nel contesto del Mix.

Se la modifica ha migliorato lo strumento nell’incastro del Mix, il risultato è ottimale. Se questo risulta migliorato solo in “Solo”, invece, non abbiamo apportato miglioramento alcuno.

*BONUS 2: Prova ad equalizzare ascoltando in mono lo strumento sul quale state operando se siete in cerca di frequenze fastidiose da rimuovere.

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4) L’equalizzazione in Mastering, con moderazione..

L’equalizzazione anche in fase di Mastering è fondamentale, ma attenzione: mentre in fase di mix possiamo permetterci interventi anche abbastanza forti ed evidenti (un boost di 8 db o un cut di 20 db, per esempio), in Mastering le cose devono essere più moderate.

Se post mix dobbiamo intervenire drasticamente su alcune frequenze, sarà certamente meglio riaprire il Mix stesso e sistemare il problema alla sorgente.

In fase di Mastering, infatti, dovremmo limitarci ad interventi più sottili, musicali e lineari.

Ad esempio, un intervento di Cut in Mastering potrebbe limitarsi a 2 o 3 db al massimo, e difficilmente potremo ottenere ottimi risultati nel boostare di più di 4-6db determinate frequenze.

Come “norma” da seguire, quindi:

Fase di Mixaggio -> Interventi all’occorrenza drastici

Fase di Mastering -> Interventi sottili, lievi, musicali.


5) Non devi equalizzare ogni canale..

Uno degli errori più frequenti commessi da chi inizia con l’arte del mixaggio, è quella di pensare che tutto deve essere ritoccato.

Ogni canale deve essere compresso. Ogni traccia audio deve essere equalizzata.

Non è così.

Anzi, alcuni tecnici del suono tra i più apprezzati al mondo sono soliti utilizzare pochi o pochissimi plugins per un intero mix, affidandosi in particolar modo a bilanciamento fra volumi ed intervento sui gruppi per far suonare bene una canzone.

L’equalizzazione deve esserci quando necessaria, e sta a te ed alla tua esperienza “sentire” quando lo è.


6) Come equalizzare l’intero Mix..

Stai ascoltando la tua canzone o la tua strumentale, e ti sembra cupa, poco brillante.

Ti verrebbe spontaneo cominciare ad equalizzare ogni singolo canale, o magari i gruppi.

E se invece inserissi un equalizzatore sul canale del Master e dessi un boost alle alte frequenze, leggero ma musicale?

Se tutto il mix è “vuoto” sulle alte, allora questa potrebbe essere una soluzione, decisamente più musicale, oltre che semplice e veloce, rispetto all’equalizzare ogni singolo canale.

Ricordati sempre: ogni traccia passa per i gruppi a cui viene inviata e per il canale Master, quindi ogni plugin o effetto inserito sul Master agirà sulle singole tracce.


Equalizzazione


7) L’Equalizzazione degli effetti in Send

Ricordati che puoi equalizzare anche un reverbero, non solo una chitarra.

Un esempio pratico: mandi tutte le voci con un Send ad un Reverbero plate corto, diciamo di 0,9 secondi. Le voci suonano ora belle bagnate, naturali, musicali..

..Però le alte frequenze dal canale del reverbero infastidiscono le alte frequenze della voce princiapale.

Utilizza un equalizzatore e taglia le alte dal canale del reverbero (puoi inserire un Eq subito dopo il plugin Reverb sulla traccia ausiliaria).

In questo modo la voce sarà “bagnata” dal reverbero, musicale, ma la voce prinicpale sarà indisturbata dal canale reverberato.

Ovviamente puoi fare lo stesso con ausiliarie di Delay, distorsioni, o qualsiasi altro effetto.


8) Prediligil il Cut al Boost..

Lo so, vorresti boostare tutto, ma questo è uno degli errori più frequenti. Cerca inizialmente di risolvere i problemi eliminando frequenze non necessarie o fastidiose, ed in un secondo momento ricorri ai boost.

Ti renderai conto di necessitare di molti meno boost di quanto avresti pensato prima di effettuare tutti i cut.

Preferisci il “tagliare” all'”aggiungere”.


9) Non cercare l’EQ di ultima generazione..

Non perdere tempo alla ricerca del miglior equalizzatore al mondo, dell’ultimo plugin di Waves o altri brand: gli equalizzatori interni alla tua DAW, che sia Cubase, Logic, Pro Tools, andranno benissimo.

Ovviamente ci sono differenze fra plugins, ma se non sei in grado di ottenere un Mix professionale con i plugins interni delle migliori DAW, il problema non è certo dei plugins utilizzati.


10) Utilizza i Presets per imparare..

I presets vengono visti molto male da alcuni, ma possono essere utilizzati come tools o come.. ispirazione.

Scorri tra diversi presets all’interno dell’equalizzatore scelto, scoprirai se non altro come muta il suono a seconda di boosts e cuts diversi.

I presets sono studiati da professionisti, c’è il caso che alcuni possano proprio fare al caso tuo e suonino bene da subito.

Puoi inoltre partire da un Preset e ritoccare a tuo gusto e necessità.

I presets, quando utilizzati bene, possono aiutarti nel mix, velocizzare il lavoro e darti ottimi risultati.


Come mixare Hip Hop? Guarda il mio video corso..

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12 consigli per beatmaker italiani

consigli per beatmaker italiani

Consigli per beatmaker italiani alle prime armi

Ho voluto scrivere questo articolo per dare qualche consiglio prevalentemente ai beatmaker italiani alle prime armi che spesso sottovalutano alcuni punti che io – dopo aver acquisito qualche anno di esperienza – reputo fondamentali.

Spero siano utili a voi quanto lo sarebbero stati per me se me li avessero dati quando mi chiedevo come iniziare.

  1. Il sequencer non fa la differenza. La differenza la fa la persona che sta davanti al computer, non il programma che questa usa. Non esiste un vero e proprio programma per beatmaker migliore di un altro. Esistono programmi che offrono funzionalità in più rispetto ad altri, alcuni più complicati, altri più semplici, ma tutto sta nell’abilità del beatmaker. Personalmente, però, ho 5 motivi per consigliarti Ableton Live 9. [line]

    beatmaker programma
    Ci sono tanti programmi per beatmakers. Scegli quello che ti ispira maggiormente.
  2. Usa diversi colori per differenziare i vari strumenti. Con il tempo ho imparato ad essere ordinato nei miei progetti, si lavora meglio e si evita di scervellarsi per capire ogni volta che suono si sta andando a selezionare. Colorare e nominare le tracce utilizzate nel proprio progetto aiuta nell’organizzazione. [line]consigli per beatmakers [line]
  3. Crea una tag vocale o un suono che ti contraddistingua. La tag vocale – o comunque il proprio suono personalizzato – è diventata ormai fondamentale. Spesso capita che gli artisti si dimentichino di inserire nel titolo della canzone “Prod. by […]”, quindi utilizzando una tag da mettere all’inizio o alla fine della tua strumentale ti tutelerà anche da questo aspetto che purtroppo capita fin troppo spesso. [line]tag vocale beatmaker[line]
  4. Non smetterai mai di migliorare. Ti è mai capitato di pensare: “Fantastico, questo è il beat migliore che io abbia mai fatto, non credo riuscirò mai a superarmi”. Se è successo anche a te, magari più di una volta, ti sei trovato nella mia stessa situazione, ovvero dopo una settimana avevi già composto un beat più bello di quello che consideravi il “beat migliore della tua vita”. Questo a dimostrazione che non si smette mai di migliorare.
  5. Non smetterai mai di imparare. Se non smetterai mai di migliorare, di conseguenza non smetterai mai di imparare nuove tecniche di produzione, nuovi VST, nuovi Plugins. Ma non aspettare di dire: “E’ da troppo tempo che faccio le stesse cose, voglio un cambiamento”, gioca d’anticipo e prendi subito l’iniziativa per imparare cose nuove che non potranno fare altro che aiutarti a migliorare.
  6. Sperimenta per creare il tuo stile. Fai dei tentativi, delle prove, non importa se dopo scarterai tutto dopo averci perso una giornata intera. Il tuo obbiettivo deve essere quello di trovare il tuo stile e lavorare per migliorarlo sempre di più. Ascolta le produzioni degli altri beatmakers e cerca di prendere spunto per creare nuove sonorità, nuove tecniche.
  7. Se hai monitor a basso costo, mixa prevalentemente in cuffia. Hai almeno 5 validi motivi per farlo. Ricorda che, a parità di prezzo, le cuffie avranno sempre una qualità audio superiore ai monitor. [line]mixare in cuffia o monitors[line]
  8. Non c’è uno standard su come produrre. Quello che conta è il risultato finale, non importa come ci sei arrivato.
  9. Non essere timido nel chiedere consigli. Chiedere consigli a chi ne sa più di te non sarà mai una cosa sbagliata e al contrario ti aiuterà di certo a migliorare. [line]come diventare beatmaker[line]
  10. Usa librerie di suoni di alta qualità. Niente file in .mp3, usa solo suoni in .wav, la qualità audio di quello che usi è la cosa che conta maggiormente. [line]scegliere samples beats hip hop[line]
  11. Usa i loops, ma senza esagerare. Usare loops va benissimo, purché il tuo beat non sia composto interamente da quelli. E non si parla necessariamente soltanto di drum breaks da choppare.
  12. Ascolta il risultato finale in più sorgenti sonore.  Una volta concluso il tuo beat, ascoltalo in più sorgenti sonore diverse possibili (auricolari, cellulare, casse bluetooth, casse dell’auto, ecc.) per sentire se suona sempre al meglio.

Beatmaker come iniziare se non ti bastano 12 consigli..

Sei uno dei tanti beatmaker italiani vogliosi di imparare a creare basi rap? Vediamo se conosci queste 49 cose da sapere su beatmaking e mixaggio hip hop.

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Mixare in Cuffia (5 validi motivi per farlo)

Mixare in cuffia in Home Studio

Mixare in cuffia è da pazzi… O forse no?!

Mixare in cuffia è un tema davvero caldo e dibattuto.

In questo breve video ti spiego le 5 principali motivazioni che mi spingono a consigliare di mixare in cuffia per chi lavora in Home Studio.

Queste, se te lo stavi chiedendo, sono le migliori cuffie da studio che mi sento di consigliarti.

Ecco le mie 5 motivazioni che mi spingono a consigliarti di mixare in cuffia (con cuffie professionali da studio) se lavori in home studio e non in studio professionale.

Se invece sei proprio convinto di voler mixare in monitor, ecco la mia guida alla scelta dei monitor audio.


Preferisci leggere che guardare il video? Ecco la trascrizione:

Questo video non fa per te se sei un tecnico del suono che lavora in studio professionale dove l’acustica è pressoché perfetta e ti permette di ascoltare con un ascolto davvero preciso e lineare

E’ invece un video dedicato a te se lavori in un home studio in situazione ovviamente non ottimale.


Mmotivo numero uno per mixare in cuffia

In studio abbiamo oggettivamente un acustica pessima: possiamo comprare tutti i pannelli fonoassorbenti che vogliamo o costruirceli da soli,  aggiungere bass traps e pannelli acustici, rimane che l’acustica ovviamente non potrà mai essere considerabile professionale.

Quindi se non abbiamo l’acustica professionale come facciamo ad emularla al meglio? Ecco che il mixare in cuffia entra in gioco.

In cuffia stiamo creando un nostro ambiente sonoro lineare o quasi nel senso che taglia via tutto l’eco, il reverbero e soprattutto si annullano i picchi e di nulli che invece troviamo in una camera, per quanto possa essere trattata acusticamente.


Eliminare problemi acustici mixando in cuffia

Ascoltando il mix in cuffia quindi eliminiamo tutti i problemi acustici che avvengono quando il suono emesso dalle casse monitors rimbalza sui muri e torna verso le nostre orecchie.

Le cuffie inoltre hanno una risposta decisamente più lineare al livello di frequenze rispetto ai monitors da studio: abbiamo quindi un ascolto full range che va dai 20 ai 20000 Hz o addirittura oltre.

Avremo oltretutto una risposta più lineare rispetto a delle comuni casse da home  studio (come possono essere le famose Krk Rokit o le Yamaha hs5).


Il porting nei monitor audio

Con i monitors da studio abbiamo questa sorta di “porting” che serve ad emulare delle basse frequenze: in pratica a crearle quando in realtà non esisterebbero.

E’ un concetto molto complicato a livello di fisica ma cerco di semplificare il più possibile per renderlo assimilabile: le casse col bass reflex non hanno un ascolto preciso come le cuffie o come le casse “unported”, ad esempio le vecchie Yamaha NS10 che hanno un design completamente diverso e chiuso, privo di bass reflex.


Mixare in cuffia costa meno..

Il costo è una questione che preme a tutti quanti: è notevolmente inferiore per le cuffie rispetto ai monitors da studio.

Tteniamo conto che ad esempio troviamo delle Beyerdynamics DT880 a €220 circa ed è un ascolto davvero ottimo e professionale.

Quando invece spendiamo la stessa identica cifra per delle casse, compriamo davvero poca poca qualità: per comprare monitors professionali bisogna spendere migliaia di euro.

Quindi stiamo paragonando un ascolto da migliaia di euro di casse monitors rispetto a centinaia di euro di cuffie e la qualità d’ascolto è sullo stesso piano:

Ascoltare con monitors altamente professionali può essere equiparabile ad ascoltare con le cuffie da 150-200 €250 massimo, ecco perchè suggerisco di mixare in cuffia.


Puoi mixare in cuffia a qualsiasi ora..

Ricordiamoci sempre che la cuffia possiamo utilizzarla praticamente a qualsiasi orario, che sia giorno o notte non disturberemo i nostri vicini di casa

Potremo continuare a produrre ed effettuare il mixaggio delle nostre canzoni a qualsiasi orario della giornata, cosa assolutamente non trascurabile anche se magari non serve a tutti.

Si può dire che per situazioni home studio la scelta del mixare in cuffia è  ottimale: ricordo che non significa che bisogna per forza mixare solo ed esclusivamente in cuffia.

Possiamo fare il più delle decisioni sui nostri mix in cuffia,  poi paragonare i nostri ascolti sulle nostre Yamaha o Krk, sulle nostre casse consumer e dalle casse del portatile.


Conclusione:

Mixare in cuffia è sicuramente una opzione estremamente valida ed altamente consigliata per chi lavora in home studio.

 

 

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5 cose che ho imparato da “To Pimp a Butterfly” di Kendrick Lamar

cosa ho imparato da Kendrick

1) I Beats fatti di Samples e Drum Breaks funzionano ancora. 

Non è una questione “anti-trap”, chi mi segue è perfettamente consapevole che io stesso produco Trap, così come Club Bangers di ogni genere e strizzi volentieri l’occhio al “new”, ed all’elettronica pura.

Però è piacevole notare come la buona vecchia “ricetta hip hop” di Drum Break e Sample possa funzionare ancora, se vista in chiave moderna ed intelligente. Come ha fatto Kendrick ed il suo team di produzione. Anche a livello commerciale, a livello di grandi numeri, ed a livello mondiale. “To Pimp a Butterfly” ce lo ha pienamente dimostrato.

Diverse strumentali nei dischi di Kendrick Lamar presentano Samples choppati, anche di artisti famosi come James Brown e The Isley Brothers, e drum breaks campionati, choppati e risuonati dal beatmaker. Raramente negli ultimi anni abbiamo assistito a questa combinazione nei dischi usciti per major.

In “King Kunta”, ad esempio, troviamo samples campionati da “The PayBack” di James Brown e breaks di batteria presi da Curtis Mayfield, all’interno della stessa canzone.

Ascolta il break di batteria dal minuto 5:14…


In “Momma” ritroviamo elementi presi da “On Your Own”, dell’artista Lalah Hathaway”, in “Hood Politics” invece il Sample di “Sufjan Stevens – All for myself”

Ascolta dal minuto 1:14..

La lista è davvero lunghissima, anzi, quasi ogni brano dell’Album di Kendrick presenta porzioni campionate, che siano batterie, vocale, o giri di basso magari fatti risuonare da un ottimo turnista (vedi la bass line che accompagna la melodia proprio in King Kunta).

2) I dischi con il Master schiacciatissimo e altissimi di volume possono suonare bene.

Loudness

È raro ascoltare album dal master di altissimo volume e apprezzarne comunque la qualità sonora. “To Pimp a Butterly” è uno di questi. Nonostante il dynamic range (sempre più sacrificato a favore di volumi sempre più alti) sia di soli 6db, l’Album risulta comunque piacevole all’ascolto, sia su impianti consumer che su casse da Studio.

 

3) Anche se produci per dei Big, non necessariamente diventi famoso.

E’ vero, nel disco di Kendrick ci sono producers del calibro di Flying Lotus e Soundwave, ma al tempo stesso beatmakers decisamente meno conosciuti. Rahki è uno di questi.

Nonostante abbia prodotto per artisti del calibro di Kendrick Lamar, Eminem, 50 Cent ed innumerevoli altri, Rahki pare non avere un seguito così forte come ci si aspetterebbe. Prima di leggere questo articolo, lo conoscevi? Scommetto che molti che ammetterebbero di no. E se anche lo conoscevi (bravo, ti tieni davvero molto informato!), di sicuro sei consapevole che Rahki non sia certo sulla bocca di tutti come altri beatmakers dallo stesso “curriculum” (o in alcuni casi anche inferiore..).

Ma cosa intendo esattamente per “poco conosciuto” ?

Ok,

non penso e non dico che i social media siano necessariamente lo specchio della reale fama di un artista, però un minimo di collegamento tra il seguito sui social media e la fama dell’artista, nel 2016, bisogna ammettere ci sia. Andiamo quindi a scoprire più da vicino il seguito del producer in questione:

  • Il profilo Twitter di Rahki conta neppure 5.000 followers.
  • Instagram? 4.000 seguaci appena.
  • Facebook? Da pagina evidentemente trascurata, non conta neppure 500 fans.

Giusto per darvi un metro di paragone, un beatmaker come 9th Wonder va verso i 150.000 seguaci. Non per paragonare i due, necessariamente, ma Rahki ha prodotto anche per artisti come The Game, Aloe Blacc, Styles P e davvero tanti altri ancora, ma rimane decisamente più nell’anonimato.

Rahki Producer

 

4) La voce non deve necessariamente sovrastare la strumentale.

Intendiamoci:

in “To Pimp A Butterfly”, la voce di Kendrick suona davvero bene. Presente, corposa, piena, ed anche forte di volume. Sì, ma non a discapito della strumentale. Risulta infatti ottimamente “incastrata” nel mix, creando una texture unica con la strumentale stessa. Direzione opposta a diversi altri artisti di punta del mercato Hip Hop americano (citiamo Drake, per dire il più celebre?) che preferiscono mettere la voce “sopra” a tutto il resto, tante volte sacrificando la melodia a favore di voce e binomio basso + kick.

5) Lo Swing nelle batterie Hip Hop non è morto. 

Con il filone Trap diventato così popolare ci eravamo quasi dimenticati che le batterie hip hop potrebbero anche dare swing, come ci insegna da decenni l’MPC 60. Beats bloccati, perfettamente a tempo, hi-hats che corrono veloci in 32esimi, 64esimi ed anche oltre. Kick suonati in triplets, sempre perfetti. Sempre a tempo. Sempre sulla battuta.

In “How much a dollar cost” ed in diversi altri brani del disco, Kendrick ci ricorda quanto scivoli bene il flow di un rapper anche quando tutto questo non succede. I sonagli ed i piatti evidentemente non quantizzati si muovono tra cassa e rullante (come arriva tardi il clap!) senza seguire il tempo della canzone alla perfezione, “sbloccati” dalla griglia.

Ecco, le 5 cose che ho imparato da Kendrick Lamar con “To Pimp a Butterfly”, un disco che ha dato davvero tanto a noi ascoltatori, ed a noi Beatmakers.

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Tutorials su Beatmaking e Mixaggio GRATUITI

tutorials gratis beatmaking hip hop

Beatmaking e Mixare Hip Hop | I miei Tutorials gratuiti

I mini video tutorials sul beatmaking ed a tema mixare hip hop postati su YouTube sul canale ufficiale Beatzunami non sono certamente all’altezza dei video tutorials completi che trovi nello Shop, ma sono stati certamente utilissimi a migliaia di beatmakers da tutta Italia.

Ecco quindi un “sommario” di 10 dei tutorials su beatmaking e sul mixare Hip Hop più visti ed apprezzati sul mio canale (iscriviti se vuoi rimanere aggiornato!).

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  1. Il miglior plugin gratuito gratuito per mixare hip hop (e non solo). E’ forse un EQ, un compressore, un saturatore ? Niente di tutto questo. Eccoti il plugin che in assoluto reputo migliore in fase di mixaggio, se vuoi stare certo che i tuoi mix si comportino bene anche su casse consumer.
  2. 7 errori da evitare in Home Studio. Rapper o beatmaker, capita a tutti di fare certi errori banali che possono mettere a repentaglio i nostri ambiziosi risultati: grazie a questo video, eviterai di farli.
  3. 10 domande su Beatmaking e Mixaggio Hip Hop. Quante domande cui rispondo su questo video… da non perdere. Ecco come faccio a far pompare l’808, a mixare un beat prodotto con MPC, ecc. Affronto anche temi caldi come FL vs Logic, lo swing nei Beats, la vendita delle strumentali e davvero tanto altro.
  4. Akai MPC, modelli e differenze. Che differenze ci sono tra MPC 60 e 3000 ? Ed il 2000XL? Se sei un appassionato di MPC o vuoi approfondire l’argomento, questo video è davvero imperdibile. [line]Akai MPC 2500[line]
  5. Come pulire i Samples nei Beats Hip Hop. Ti sei mai ritrovato a tagliare un Sample per poi renderti conto che è sporchissimo? Troppo hum, troppo crackle, troppi rumori di sottofondo? Impara a toglierli con questo tutorial gratuito.
  6. Cosa serve ad un Beatmaker ? PC / Mac, Scheda audio, software, tastiera midi… Se hai qualche dubbio su cosa sia maggiormente importante, questo video fa al caso tuo.
  7. Come costruire pannelli acustici e bass traps. Un “must”! Quasi 40.000 views per questo video che è sfociato ad un pubblico ben più grande di quello prettamente Hip Hop. Vuoi migliorare l’acustica del tuo home studio ? Ecco come fare. [line]

    Bass Trap Pannello acustico
    Bass Trap fai da te creata per Home Studio.
  8. Kick Layering nei Beats Hip Hop. Ah.. il layering. Questo sconosciuto… Impara a “sommare” samples di cassa per tirar fuori un kick che davvero “tuoni” e guidi la tua strumentale hip hop.
  9. Come campionare con FL Studio.
  10. Come campionare con Logic ed EXS24. EXS24 è incomprensibile ? Solo se non hai ancora visto questo tutorial. Scopri come choppare in Logic, importare i singoli tagli su EXS24 e pitchare per poi risuonare i tuoi samples anche in stile Akai MPC. Da vedere. [line]
    EXS24 Sampler Logic
    EXS24, il fantastico campionatore di Logic.

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*BONUS: Sono certo che se ami il beatmaking e volevi informazioni sul mixare hip hop, anche questa guida completa al mastering in home studio può davvero tornarti utile.

Qual è il tutorial gratuito che ti è stato più utile ? Di cosa vorresti sentirmi parlare nei prossimi video ? Lascia un commento sul post!

 

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7 Tecniche di Compressione

compressione avanzata

Compressore audio – 7 Tecniche

Il compressore audio è uno dei tools più utilizzati dal tecnico del suono.

Comprimere un segnale è tra le tecniche più importanti nelle mani di un Audio Engineer.

Con le daw moderne e l’esplosione del mercato dei Plugins, abbiamo a disposizione una incredibile quantità di compressori digitali.

Vediamo il compressore audio più da vicino, e come viene utilizzatio in fase di Mix o Mastering.

1) Compressione colorata

Moltissimi audio engineer utilizzano alcuni particolari compressori non solo ed esclusivamente per controllare la dinamica di una traccia audio, ma anche per “aggiungere colore”.

Tra i più celebri in questo, il Fairchild 670 (uno dei più amati, costosi e pesanti compressori analogici mai creati) è celebre per aggiungere calore e colore alla traccia audio su cui viene utilizzato.

Fortunatamente anche nel mondo digitale è possibile ottenere colorazione con compressori grazie alle attente emulazioni delle rispettive versioni outboard.

Tra gli altri, ricordiamo i Waves (Puigchild 670) e UAD Fairchild 670, ma non sono certo gli unici.

Compressore audio colorato
Uno dei compressori audio colorati più celebri in assoluto, il Fairchild.

2) Double Compression

Largamente affrontata nel video corso sul mixare le voci rap, la “doppia compressione” consiste nel mettere in sequenza più compressori audio, per motivi diversi.

Sulle strofe rappate, ad esempio, che sono ricche di sillabe ancor più che in altri generi, può capitare di dover agire con forza sull’attacco del primo compressore, per attenuare da subito il segnale.

Aggiungere un secondo compressore, in questo caso alla ricerca o di maggiore colore, o di una compressione ulteriore, diventa una tecnica davvero interessante ed utile.

Da considerare, inoltre, che usare due compressori più moderatamente che uno solo “fortemente”, evita di sforzare troppo il singolo compressore, evitando distorsioni e degradazione del segnale.


3) Compressione Multibanda

La compressione multibanda ci permette di agire indipendentemente su frequenze diverse, comprimendo solo ed esclusivamente il range che ci interessa.

Possiamo vedere ad esempio il De-Esser come una sorta di compressore multibanda: con esso andiamo ad attenuare solo il range di frequenze che rendono fastidiosa la voce – specialmente se registrata male – lasciando inalterate le frequenze che non necessitano di compressione.

Un altra situazione in cui viene spesso utilizzata la compressione audio multibanda, come spiegato nel video corso sul Mastering, è proprio il Mastering stesso.

Tra i più celebri compressori multibanda in ambiente digitale ricordiamo il C4 della Waves ed il modulo interno ad Izotope Ozone.

Mastering Beat Hip Hop Ozone 5
Il Compressore Multibanda di Ozone ci permette di intervenire in compressione solo sulle frequenze che lo necessitano.

4) Compressione Parallela

Detta anche New York Compression, la compressione parallela è una delle tecniche maggiormente utilizzate in fase di mix.

Per attuarla, dobbiamo inviare il segnale di una traccia che vogliamo comprimere ad una ausiliaria attraverso i Send, ed applicare la compressione sulla ausiliaria stessa, per poi “miscelare” le due tracce, quella pulita e quella compressa, a piacimento.

Possiamo applicare questa compressione – affrontata nel video corso sul mixare Hip Hop – anche sui gruppi di tracce, e non a caso la compressione parallela viene spessissime volte utilizzata sul gruppo di batteria, per dare maggiore “pump” e corpo alle batterie stesse.

Ma non solo, all’occorrenza può essere utilizzata anche su voci, bassi – da provare assolutamente sui bassoni dei Beats Trap e Club – ed altro ancora.


5) Compressione Side Chain

Una tecnica avanzata ed assolutamente utile, specialmente in generi quali EDM, elettronica in generale, Dubstep, ma anche Trap e Club Banger, quando ci troviamo ad avere sempre lo stesso dilemma: kick e basso si scontrano e non si lasciano spazio a vicenda nelle sub-frequenze.

E’ qua che diventa fondamentale saper applicare il compressore audio in veste di sidechain compression, grazie alla quale comprimiamo un segnale solo quando ne entra in gioco un altro.

Un esempio pratico.

Se vogliamo lasciar spazio alla cassa quando prova a farsi largo in mezzo alle frequenze del basso, utilizziamo un compressore per far sì che il basso venga automaticamente compresso ogni volta che la cassa colpisce, mentre rimane non compresso quando la cassa non c’è.

Un compressore da utilizzare in questo caso, estremamente utile, è il C1 con SC della Waves.


6) Brickwall Limiting

Il Limiter è in realtà un compressore audio che agisce con una ratio molto più forte di un compressore tradizionale.

Da utilizzare solo ed esclusivamente quando si è assolutamente consapevoli di ciò che si sta facendo, in quanto il Limiter fa sì che il segnale non ecceda mai una certa soglia pre-impostata.

Questo non significa però che possa degradare il suono o rovinare completamente la dinamica di una canzone e di un mix.

Quindi, è un elemento da utilizzare con estrema cautela.

L’utilizzo più celebre è ovviamente come ultimo componente della catena del Mastering, ma può essere utilizzato anche su singole tracce per attenuare fortemente i transienti, oppure su gruppi.

Il più celebre nel mondo digitale è sicuramente l’L2 di Waves, seguito dal Limiter interno di Ozone e dal FabFilter Pro-L.

Mastering hip hop con L2
L2, il più celebre BrickWall Limiter digitale all’opera.

7) Bus Compression

La Bus Compression è, come dice la parola stessa, la compressione applicata sui Bus piuttosto che sulle singole tracce audio.

Utilizzata sul canale Master, si ricerca la famosa “Glue” compression, ovvero la compressione “colla”, che “lega” e “tiene” il Mix assieme.

Viene utilizzata proprio per dare più calore, uniformità e sostanza ad un Mix, e renderlo più musicale.

A Ratio relativamente basse, quali 2 a 1, può essere estremamente trasparente – a seconda del bus compressor usato -, mentre a ratio più forti come 4 o 6 ad 1 aggiunge calore.

Tra i più celebri Bus Compressors ricordiamo in primis l’SSL G-Series, ottimamente emulato da Waves con il suo SSL G Comp, Universal Audio, ma anche dall’ottimo e meno famoso Cytomic The Glue.
Il compressore audio, come puoi notare, può essere un tool anche davvero complicato da utilizzare, e sicuramente meno intuitivo dell’equalizzatore audio.

Per questo motivo è un elemento che deve essere studiato a fondo da chi vuole effettuare il missaggio delle canzoni o delle strumentali.


Vuoi imparare ad usare il compressore audio nei tuoi Mix ?

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5 miti da sfatare sull’Home Studio

Home Studio Beatmakers

Home Studio – 5 falsi miti

Se sei un fiero possessore, come me, di un Home Studio, ti sarai sicuramente imbattuto in discorsi come questi..

Ecco 5 cose che mi sono sentito dire infinite volte da colleghi beatmakers o rappers nel corso degli anni… Frasi sentite in giro, lette nei forum o chissà dove, che balzano di persona in persona e diventano sempre più prive di significato.

Vediamo di sfatarle.

N.1 – “E’ impossibile ottenere ottimi Mix in Home Studio.”

Totalmente errato e privo di fondamento alcuno.

Sono lontani i giorni in cui era assolutamente necessario ed indispensabile registrare e mixare in Studio professionale per ottenere validi risultati.

La tecnologia odierna, grazie a plugins sempre più abili ad emulare hardware professionale, ci consente di ottenere risultati professionali anche da casa.

Il fattore limitante sei tu, non più lo Studio.
Ormai sono diversi gli artisti, anche di fama internazionale, che registrano o addirittura mixano in Home Studio quelle che poi diventano Hit mondiali. Se possono farlo loro, perché non tu ed io?

Questo, ad esempio, è quello che reputo il miglior plugin gratuito che puoi usare su tutti i tuoi Mix!


N.2 – “I preamp delle schede audio fanno schifo, ti serve un Pre esterno!”

Forse quelli della Sound Blaster interna ad un PC del 2007, perchè i preamp interni alle moderne schede audio consumer – anche quelle da poche centinaia di Euro come ad esempio questa – sono assolutamente puliti.

Forse sarebbe il caso di concentrarsi meglio sul come posizionare il microfono, il gaining in ingresso, o sul trattamento acustico del tuo Home recording Studio. Se la registrazione “fa schifo”, probabilmente l’ultimo dei tuoi problemi è la scheda audio.

Certo, un preamplificatore valvolare da diverse centinaia di Euro ti può sicuramente dare maggior calore e corpo ad una registrazione, ma non per questo i pre interni alle schede devono essere etichettati come “schifosi” o “pietosi”. Ci si possono ottenere registrazioni assolutamente pulite.


N.3 – “Per mixare bene una canzone ci vogliono tantissime ore, o giorni!”.

Personalmente quando mi dilungo per troppi giorni su di un Mix, significa che qualcosa non quadra.

Fatico a trovare i giusti bilanciamenti, qualcosa persiste a non suonarmi bene. Qualcosa non va. Perchè se tutto funziona come al solito, è facile io completi un mix in poche ore, a seconda ovviamente del progetto.

Alcune mie strumentali Hip Hop campionate, ad esempio, sono costituite da poche tracce: sample, cassa, rullante, piatti chiusi ed aperti, synth bass o sample filtrato come mostro nel video corso beatmaking hip hop campionato. In questi casi, in solo un ora o due, il Beat è pronto per il Mastering!


N.4 – “A me suona bene, ho fatto un buon Mix!”

Un po’ come non si dovrebbe dire “a me mi”, anche “a me suona bene” andrebbe vietato.

Se “ti suona bene”, è perché tu stai mixando sulle tue casse nel tuo studio e prendendo le decisioni di conseguenza.

Il tuo Mix deve suonare bene a tutti, ovunque, altrimenti non suona bene. Suona bene a te, e c’è una grossa differenza.

Se vuoi approfondire questo tema, e scoprire se il tuo Home Studio “suona” bene, puoi fare questo piccolo esperimento gratuito oggi stesso per analizzare l’acustica del tuo studio.


N.5 – “Eh ma lui ha _______, per forza i suoi Mix spaccano!”.

Inserisci qualsiasi cosa tu voglia al posto del trattino.

Oggigiorno, con quanto ci viene offerto dal mondo digitale, pensare che altri ottengano risultati migliori solo perché loro hanno questo o quel Plugin, questo o quel hardware, è davvero folle.

Se qualcuno ottiene risultati migliori di te, probabilmente è perché è più bravo di te.

Il sapere vince sull’attrezzatura. In Home Studio così come in Studio professionale. Sempre.

Se vuoi imparare a produrre e mixare, puoi farlo direttamente dal computer di casa tua con tutti i miei video corsi in HD.

 

 

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Il migliore plugin gratuito per mixare

Plugin Gratis – Il Miglior tool a tua disposizione

Come promesso ai miei numerosi “seguaci” su Facebook (se non sei ancora Fan, clicca Mi Piace qui per rimanere sempre aggiornato sui miei Tutorials gratuiti, Beats, e deliri quotidiani!), eccovi un Video in cui vi mostro quello che personalmente reputo il miglior plugin gratuito in circolazione per mixare Hip Hop o qualsiasi altro genere (ma Hip Hop in particolare, per i motivi che spiego nel video!). Un EQ? Un Compressore? L’ultimo grido per quanto concerne l’emulazione di una console analogica anni 70? Nulla di tutto questo. Guarda il Video e scopri qual è il Plugin, ma soprattutto come utilizzarlo e perchè utilizzarlo.

Mixare Hip Hop – Impara su Beatmaker.it!

Ti è piaciuto e servito il video? Corri a scaricare gratuitamente il plugin e mettilo subito alla prova. Non appena ti sarai abituato, vedrai come saranno migliori i tuoi Mix, più facili i tuoi bilanciamenti di volume, e via dicendo. Se vuoi imparare a Mixare Hip Hop, Mixare Hip Hop con tema Mix.

http://www.bozdigitallabs.com/product/panipulator/

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Come valutare l’ascolto in Home Studio

N.B Questo NON è e NON vuole essere o presuppone di essere un metodo professionale di “misurazione acustica”, ma un metodo alternativo, semplice e gratuito, per darci importanti indicazioni riguardo il monitoraggio dei nostri Mix in Home Studio

Misurare in maniera semplice e gratuita la resa acustica del proprio Home Studio può essere semplice, veloce ed efficace.

Ecco il metodo:

1. Trova un “Tone Generator” nella tua DAW di utilizzo 

Ogni DAW che si rispetti ha un Tone Generatore, un Oscillatore di cui possiamo decidere la frequenza. Ecco quello di Apple Logic, che troviamo su Utility -> Test Oscillatore. Apriamolo su una traccia Audio. Se per qualche motivo la nostra DAW non ha un oscillatore, possiamo aprire un Synth VST, bypassare tutto eccetto 1 oscillatore, sul quale caricheremo un’onda SINE.Misurazione Acustica Home Studio

2. Abbassa il volume dei tuoi Monitors prima di iniziare il Test!

3. Setta il Tone Generator sui 100 HZ circa
4. Alza lentamente il volume delle casse..

..fino a quando non possiamo sentire nitidamente, ma a a basso volume, il suono emesso dal Tone Generator o dal VST.

5. Lentamente, abbassa la frequenza del Tone Generator..

Impiega diverso tempo per farlo, ma abbassa di pochissimi HZ per volta, fino ai 20 Hz, la frequenza del Tone Generator (o del VST).

Ecco il Test effettivo: mano a mano che scendi lentamente di frequenza, noterai delle differenze. Probabilmente alcune frequenze le sentirai più forte dei 100 hz originali, mentre altre spariranno o saranno appena udibili.

Se stai ascoltando con monitors piccoli, probabilmente entro i 40 o 50 HZ il suono sparirà completamente o quasi. 

6. Prendi nota di quello che senti.

Segnati su un foglio o blocco note quali sono le frequenze che senti più forte dei 100 HZ, e quelle che senti molto deboli e ancora le frequenze che spariscono, che non riesci a sentire per niente.

7 . Conclusione del Test:

In uno Studio vero e proprio, o in una situazione ideale per mixare, non dovrebbero esserci frequenze non udite, tantomeno dovrebbero esserci frequenze “sparate” fuori, troppo alte di volume rispetto alla media delle altre frequenze. In una situazione ideale per mixare, infatti, ogni frequenza dovrebbe suonare lineare in confronto alle altre.

Se abbiamo evidenti “dips”, ovvero “buchi” di frequenze che proprio non sentiamo, avremo diverse difficoltà a mixare quelle frequenze. La situazione in realtà può essere molto grave: se abbiamo un vuoto totale, se non sentiamo nulla ad esempio dai 50 ai 60 Hz, potremmo fare un disastro in mix: NON sentendo quelle frequenze, potremmo pensare che il nostro basso debba essere alzato notevolmente di volume, quando in realtà siamo noi a non sentirle causa monitors/acustica, ma in realtà quelle frequenze sono ben presenti nel mix!

Al tempo stesso, se i 100 Hz ci suonano in un modo, diciamo “a medio volume”, ed i 130 Hz ci suonano decisamente più forti, abbiamo un picco su quella frequenza causato dalle nostre casse e dal nostro Home Studio che ci darà notevoli problemi in fasi di mixaggio.

Il nostro obiettivo, pur sapendo che in Home Studio un risultato perfetto è pressochè impossibile, è cercare di rendere la risposta il più lineare possibile, quindi dovremmo cercare di far sì che i 60 Hz suonino più o meno allo stesso volume dei 100 Hz, e via dicendo.

Per farlo, è necessario intervenire a livello acustico con veri e propri pannelli acustici e soprattutto Bass Traps. In questo Video Corso sul trattamento acustico, mostro esattamente come comportarsi per migliorare davvero notevolmente l’acustica del nostro Home Studio per ottenere produzioni e mixaggi decisamente migliori.

Bass Trap Final
Una delle numerose Bass Traps presenti nel mio Home Studio, in grado di appiattire ed uniformare anche frequenze al di sotto dei 100 Hz.

 

Fonte originale del’articolo : M.Mozart.

 

 

 

 

 

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49 Cose da Sapere su Beatmaking e Mixaggio

errori home studio

49 cose che avrei voluto sapere quando ho cominciato a produrre

Ho iniziato il mio personalissimo viaggio nel mondo della produzione nel tardo 2007. In questi anni ho fatto diverse cose giuste, tantissime sbagliate. Per evitare tu commetta i miei stessi errori, per darti la possibilità di diventare bravo più velocemente, eccoti una lista di consigli, dritte, spunti.

  1. Se hai poco budget, mixa prevalentemente in cuffia: a parità di prezzo, in cuffia si sente e di conseguenza mixa meglio che ascoltando da monitors di basso costo.
  2. Il beatmaking è come uno sport: se ti alleni anche solo un’ora, 3 o 4 volte a settimana, migliori.
  3. Confrontati con chi è meglio: paragona i tuoi mix a quelli di professionisti e cerca di capire come far suonare i tuoi più simili ai loro.
  4. Regalare beats non sempre significa regalare Beats: chiedi un mi piace in cambio, un follow su youtube, qualcosa.
  5. Mixa per te stesso, ma anche per gli altri: non tutti ascoltano in casse di qualità, controlla che i tuoi beats suonino bene ovunque.
  6. Non importa quale software usi, conta come la usi.
  7. Non importa quale plugins usi, conta come li usi.
  8. DAW, Plugins, VST migliori possono darti risultati migliori: è vero, ma se non sai fare una hit con Logic 8 o FL 8, non la farai con Logic Pro X o FL 12.
  9. Quello che conta è il risultato finale: non importa se usi tecniche strane, o vai controcorrente su alcune cose, conta il risultato.
  10. Non incolpare la mancanza di attrezzatura: se non riesci a fare beats o mix validi con software gratuiti, non riuscirai neppure con synth o compressori da 3.000 Euro.
  11. Prova nuovi Plugins o VST: può darti nuovi stimoli e farti sperimentare.
  12. Ogni tuo fan è oro: non disperare se hai poco seguito, ogni tuo nuovo fan è un tassello in più, una spinta in più.
  13. Hai il disco pronto da più di un anno ? Fallo uscire fieramente o cestinalo, aspettare troppo ti farà velocemente stancare del tuo stesso prodotto.
  14. Di più non è sempre meglio: non pensare che una traccia non possa spaccare se in tutto ha 7-8 tracce separate.
  15. Di più non è sempre meglio: stare troppe ore su un Mix od un Master non necessariamente farà suonare meglio il tutto.
  16. Puoi renderlo migliore: al tempo stesso, prima di chiudere una strumentale o un mix chiediti sempre se suonerebbe meglio se cambiassi questo o quello.
  17. Sbaglia di proposito: conosci la teoria? Bene. Sbaglia di proposito per capire ed interiorizzare il perchè “è sbagliato” fare questa o quella cosa.
  18. Fai ascoltare a tua mamma, tua sorella, tua zia: non avranno idea di quello che hai fatto, ma un ascolto fresco può individuare subito grossolani errori di Mix.
  19. Nomina le tracce: credimi, quando riaprirai i progetti o farai il bounce, o dovrai mixare 47 tracce che sembrano uguali, mi ringrazierai.
  20. Colora le tracce: vedi sopra.
  21. Ordina le tracce in ordine di importanza: vedi sopra, ed aspetto ancora i tuoi ringraziamenti.
  22. Se non hai più stimoli, prenditi una pausanessuno ti corre dietro. Non aver paura, stacca 1 settimana o 10 giorni e quando tornerai all’opera avrai più idee di prima.
  23. Non farti paranoie sul dibattito Analogico-Digitale: ci sono dischi di platino fatti coi vst interni di FL. Ok?
  24. Se puoi permettertelo, compra Hardware: tastiere midi, pad controllers, non servono ma possono farti divertire di più e darti maggiori stimoli.
  25. Produci a volumi più alti, mixa a volumi più bassi: in produzione può stimolarti artisticamente, in mixaggio può peggiorare i risultati. Mixa a volumi medio-bassi.
  26. Confronta il Mix a più volumi: la percezione del suono a volumi diversi cambia, ricordati di confrontare il Mix a più livelli prima del bounce finale.
  27. Non risparmiare su Hard Disk esterni: perdere vendite di beats o collaborazioni importanti perchè non hai backuppato tutto è tremendo. Credimi.
  28. La grafica conta: dare una buona impressione di sè, che piaccia o meno, conta.
  29. La professionalità conta: hai una scadenza con un rapper? Rispettala. Hai una scadenza per un Mix? Rispettala. Sii professionale e gli altri ti tratteranno di conseguenza.
  30. Il Video conta: la gente vuole vedere i video. Bastano pochi minuti o addirittura secondi, ma catturerai molto meglio l’attenzione.
  31. La Teoria è fondamentale: impara a produrre.
  32. La Teoria è fondamentale: impara a mixare.
  33. La Teoria è fondamentale: impara a fare il mastering.
  34. Chiedi a qualcuno più bravo di te: può darti consigli utili per migliorare.
  35. Non smettere mai di imparare: ci sarà sempre qualcuno più bravo, e mai saprai tutto. Continua a studiare, sempre.
  36. Usa i Loops senza paura: non sei un fake se li usi con parsimonia.
  37. Non rubare i Beats: usare loops sì, usare sample packs interi NO.
  38. La qualità dei Samples conta: compra samples professionali.
  39. Campiona da vinile o da CD: la qualità della sorgente conta.
  40. Campiona da Mp3: ok, la qualità è inferiore, ma se non trovi altro modo ed il sample ti fa impazzire… Usa un Mp3 piuttosto che non fare il Beat.
  41. Se devi campionare un Mp3, compralo su Itunes: sicuramente molto meglio che rippare da youtube.
  42. Sperimenta Samples diversi: non fermarti ad un sample, prova a tenere lo stesso pattern e cambiare i samples in cerca di quello perfetto.
  43. Layera samples: somma più samples di cassa, rullante, ecc, per dare una pasta sonora diversa.
  44. Salva spesso: non lavorare più di 10-20 minuti senza salvare il progetto.
  45. Scambia i multitraccia dei Beats con altri Beatmakers: vedrai progetti diversi, altri metodi di produzione, e farai esperienza.
  46. Non credere alle casse del PC: mentono. Compra delle cuffie o dei monitors da studio.
  47. Non credere ad un solo ascolto: mente. Confronta sempre il mix con ascolti diversi.
  48. Fai il “Test della macchina”: confronta il Mix finale in macchina, è uno dei tipi di ascolto più usati in assoluto.
  49. Fai il “Test del cellulare”: se il tuo mix suona bene da cellulare, hai fatto un ottimo lavoro.